Paralipomeni della Batracomiomachia
Poemetto in ottave in otto Canti con protagonisti animali, iniziato probabilmente a Firenze nel 1831 e proseguito negli anni napoletani (fino agli ultimi giorni di vita di Leopardi), fu pubblicato da Ranieri a Parigi nel 1842, presso la Libreria Baudry.
Paralipomeni, letteralmente “cose tralasciate”, vuol dire “seguito”, “continuazione”; la Batracomiomachia, cioè “battaglia dei topi e delle rane”, è un’opera pseudoomerica che Leopardi tradusse ben tre volte.
Oggetto del poemetto, che ha come “precedenti” Gli animali parlanti (1802) di Casti e alcune opere di Byron, è appunto la guerra fra topi e rane, aiutate dai granchi: dietro la finzione comica si riconoscono le vicende politiche italiane fra la Restaurazione e i moti del 1820-21 e 1831, e dietro i personaggi animali i liberali (i topi), i conservatori papalini (le rane), e gli austriaci (i granchi).
La satira politica e ideologica (sorretta da uno stile variatissimo) è spietata: i topi-liberali, per quanto generosi, appaiono velleitari e frivolmente entusiasti (ad esempio il Conte Leccafondi, “topo raro a’ suoi dì, che di profondi / pensieri e di dottrina era un portento: / leggi e stati sapea d’entrambi i mondi, / e giornali leggea più di dugento”, “filosofo morale, e filotopo”; I, 34 e 41); i granchi-austriaci (e le rane-papalini) feroci e stupidi.
È evidente come Leopardi confermi qui i bersagli polemici già stigmatizzati in opere come la Palinodia, I nuovi credenti e La ginestra: da una parte l’ottimismo progressistico dei liberali fiorentini, dall’altra lo spiritualismo cattolico napoletano; ma forse con una negatività ancora maggiore (e senza il “solidarismo” della Ginestra): la critica non è rivolta contro le singole ideologie o forme di governo, ma contro la stessa idea che l’uomo possa contrastare la “malignità” della natura e migliorare il proprio stato infelice.
L’unica edizione critica è di Francesco Moroncini (Opere minori approvate, 2 voll., Cappelli, Bologna 1931).

