titolo Ludovico Ariosto

Bello

Come è naturale, nella scrittura leopardiana il “bello” attiene a due distinti ambiti: quello relativo alla letteratura e in particolare alla poesia, e quello relativo all’avvenenza femminile. Fuori dello Zibaldone, la riflessione sul “bello” in letteratura è affidata in particolare agli scritti di poetica contro il Romanticismo; le testimonianze sull’avvenenza femminile sono invece notevoli soprattutto negli scritti autobiografici, in alcune lettere e ovviamente nelle liriche dei Canti (bella è Silvia, bella è Nerina, bellissimi sono i “simulacri” delle giovani morte delle due “sepolcrali”, bellissima infine è Aspasia: “dotta / allettatrice”, “bella tanto, / al parer mio, che tutte l’altre avanzi”).

Nelle pagine dello Zibaldone sono testimoniati tutt’e due gli ambiti:

L’oggetto delle belle arti è “Non il Bello ma il Vero” [2] – è relativo, e dipende dalla “convenienza” [8-9, 154-6, 187, 208, 1259, 1084-5, 1098, 1404-11, 2513] – “l’eterna fonte del grande (come del bello) sono gli scrittori” [340] – “la natura è la massima fonte del bello” [693, 1252-3] – l’idea del bello si forma con l’assuefazione, anche nell’arte [1183-201, 1212-3, 1538-9, 1718, 1832-3, 3231] – “La bella letteratura, e massime la poesia” hanno per oggetto il bello, “ch’è quanto dire il falso, perchè il vero (così volendo il tristo fato dell’uomo) non fu mai bello” [1228-9] – giudizi sulla bellezza fisica [1356, 3983-4, 3988] – “il principio delle belle arti ec. ec. si deve riconoscere nella natura, e non già nel bello” [1411-5] – l’idea del bello è legata alla regolarità [1539-40] – “Togliendo dagli studi tutto il bello (come si fa ora), spegnendo lo stile e la letteratura, e il senso de’ pregi e de’ piaceri di essi ... si torrà agli studi una parte grandissima, forse massima, del diletto che hanno ... quindi si farà un vero disservizio, un danno reale (e non mediocre per Dio) al genere umano” [4366].


La fede battesimale dell’Ariosto, da M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti, vol. I, Genève, L. Olschki, 1930-1931, p. 39

Pietro Tenerani, Psiche abbandonata, 1817. Fonte: Leopardi a Roma, a cura di Novella Bellucci e Luigi Trenti, Electa, Milano 1998.

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