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I Canti

fotografia Il capolavoro di Leopardi, il libro dei Canti, con la sua attentissima architettura (Canzoni, Idilli, Canti pisano-recanatesi, ciclo di Aspasia, sepolcrali, ultimi Canti; le “deroghe” sono segnalate nelle singole schede), si formò attraverso un lungo percorso testuale. Le principali edizioni che portarono al testo oggi considerato definitivo (ma il processo rielaborativo venne fermato solo dalla morte di Leopardi) sono le seguenti: Canzoni – Sull’Italia, Sul Monumento di Dante che si prepara in Firenze, Bourlié, Roma 1818; Canzone ad Angelo Mai, Marsigli, Bologna 1820; Canzoni, Nobili, Bologna 1824; Versi, Stamperia delle Muse, Bologna 1826; Canti, Piatti, Firenze 1831; Canti, Edizione corretta, accresciuta e sola approvata dall’autore, Starita, Napoli 1835. Ma non si possono dimenticare almeno l’edizione degli Idilli nel giornale milanese “Nuovo Ricoglitore” (numeri del dicembre 1825 e gennaio 1826) e un importantissimo documento, la cosiddetta “Starita corretta”: un esemplare non legato dell’edizione di Napoli 1835 (oggi conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli), ancora con alcuni errori di stampa poi sanati nell’edizione, sul quale Leopardi eseguì aggiunte e correzioni (in parte di persona, in parte dettandole a Ranieri) in vista dell’edizione delle sue opere complete progettata e poi non realizzata presso il libraio parigino Baudry. E si deve naturalmente citare l’edizione postuma delle Opere di Giacomo Leopardi, Edizione accresciuta, ordinata e corretta, secondo l’ultimo intendimento dell’autore, da Antonio Ranieri, vol. I, Le Monnier, Firenze 1845 (dove vengono pubblicati per la prima volta Il tramonto della luna e La ginestra).

Di molti Canti, inoltre, possediamo gli autografi, conservati soprattutto nella Nazionale di Napoli ma anche nella Biblioteca Leopardi di Recanati, nell’Archivio del Comune di Visso (MC) e nel Museo “Garibaldi” di Como. Purtroppo, non sono conservati autografi dei periodi fiorentino e napoletano.

Dei Canti possediamo ben quattro edizioni critiche, condotte con diverse metodologie, curate da Francesco Moroncini (Cappelli, Bologna 1937), Emilio Peruzzi (Rizzoli, Milano 1981), Domenico De Robertis (Il Polifilo, Milano 1984), e Franco Gavazzeni (Accademia della Crusca, Firenze 2006).

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