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percorso biografico   Home Page > Percorso biografico > 1821-1827 > La prima stesura


La prima stesura

fotografia Sull’autografo del Fermo e Lucia, conservato nella Sala Manzoniana della Biblioteca Braidense di Milano, le date appostevi dall’autore ci indicano l’arco di tempo entro il quale Manzoni stese la “prima minuta” (come lui stesso la definì) del romanzo: dal 24 aprile del 1821 al 17 settembre del 1823. Le altre date dell’autografo sono il 28 novembre 1822 per l’inizio del tomo terzo (il romanzo era progettato in quattro tomi) e l’11 marzo 1823 per la sua conclusione. Ma è l’epistolario e i carteggi degli amici che ci informano di come la stesura procedesse in modo irregolare, almeno nella prima fase. Dopo avere scritto la prima Introduzione (la seconda fu scritta solo alla fine) e i primi due capitoli, Manzoni mette da parte il romanzo e torna a dedicarsi all’attività di drammaturgo, compiendo l’Adelchi e protraendo l’interruzione della stesura oltre il novembre del 1821. Parve anzi che il progetto romanzesco dovesse essere accantonato in favore di una nuova tragedia, lo Spartaco. D’altra parte Manzoni sentiva le difficoltà crescenti della scrittura narrativa, soprattutto per la questione della lingua. E’ solo dopo l’aprile del 1822 che lo scrittore si volge interamente al suo romanzo; nella lettera del 29 maggio di quell’anno, infatti, egli dichiara al Fauriel di essere “immerso” nel proprio romanzo, del quale enuncia l’ambientazione storica nella Lombardia del Seicento. Ma la scrittura procede ancora lentamente, tanto che, in giugno, Manzoni se ne lamenta in una lettera al Grossi (pure lui impegnato nel poema storico sulle Crociate), e a settembre confessa al Fauriel di essere ancora alla metà del secondo tomo, cioè nel bel mezzo della vicenda della monaca di Monza.  La lentezza certo derivava dalla difficoltà dell’intreccio narrativo, che dopo la parte paesana della vicenda, affrontava ora il più complesso rapporto fra storia e invenzione. Ma dal novembre del ’22, una volta concluso il secondo tomo, in cui erano stipati i due “romanzi” di Gertrude e dell’Innominato, la stesura procedette rapidamente, anche perché Manzoni aveva terminato la rielaborazione della Pentecoste.

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