I figli
Un disegno a matita e sanguigna di Ernesta Bisi raffigura il gruppo familiare intorno al 1825. Oltre ad Alessandro, la madre Giulia e la moglie Enrichetta, vi sono quasi tutti i figli; in mezzo, sotto i genitori, i tre più grandi: Giulia (1808-1834), Pietro (1813-1873), Cristina (1815-1841); in basso gli altri, Sofia (1817-1845), Enrico (1819-1881), Clara (!821-1823), Vittoria (!822-1892); mancano i due figli nati dopo: Filippo (1826-1868) e Matilde (1830-1856). In un dipinto a olio di Massimo d’Azeglio con la veduta della villa di Brusuglio, del 1832, è possibile individuare, nelle figure che animano la scena, Enrico, la piccola Matilde portata per mano dalle sorelle Cristina e Sofia, e Giulietta, che passeggia sotto braccio al marito, che era appunto il D’Azeglio. Fra le poesie sparse c’è pure un “quadretto di famiglia” in poesia (“Non è ver che sia Pierino / il peggior de’ miei ragazzi, / tutti e sette sono pazzi, / dalla Giulia al Filippino”). Se si eccettuano Luigia Maria, nata e morta nel 1811 e Clara, vissuta solo sue anni, otto sono i figli che Alessandro ebbe dal primo matrimonio e che non gli sopravvissero tranne due, Vittoria e Filippo. La primogenita Giulia Claudia, “Giulietta”, amava leggere libri di storia e scrivere lettere, in particolare al Fauriel, suo padrino di battesimo, del quale forse era invaghita. Separatasi dal marito, morì poco dopo la madre. Pietro Luigi, il primogenito maschio, ebbe una buona educazione letteraria e aiutò il padre nel suo lavoro di scrittore, specie nella fase dell’edizione illustrata del romanzo. Si prese poi cura dei fratelli dopo la morte di Enrichetta e dell’amministrazione della casa dopo quella di Giulia Beccaria. Contrastati e tristi furono invece i rapporti del padre con gli altri due figli maschi: Enrico, che per i fallimenti finanziari aveva ridotto la propria famiglia in miseria, e Filippo, che condusse una vita di espedienti, finendo anche in prigione. Più lunga vita delle altre sorelle ebbe Vittoria, che sposò Giovan Battista Giorgini, uomo politico del Risorgimento toscano e futuro collaboratore del Manzoni per la questione della lingua unitaria.

