|
 |
Home Page >
Percorso biografico > Gli studi e gli esordi letterari > L’Accademia degli Eterei
L’Accademia degli Eterei
Nella Padova dei primi anni ’60, per iniziativa di un gruppo di giovani studenti letterati e soprattutto di Scipione Gonzaga, prese a riunirsi l’Accademia degli Eterei, inaugurata ufficialmente da un’orazione di Stefano Santini il primo gennaio 1564. Alle sedute bisettimanali, dedicate alla discussione e alla recita di testi poetici, prese parte anche il Tasso, reduce dalla breve stagione trascorsa a Bologna e richiamato a Padova dal Gonzaga. Fu appunto il Tasso a pronunciare, nel novembre dello stesso 1564, l’orazione funebre per il Santini, con toni di amicizia genuina nel piangere la morte prematura del giovane amico. All’ambiente degli Eterei vanno ricondotti molti componimenti lirici di questa stagione, che poi confluirono nella raccolta intitolata Rime de gli Academici Eterei, edita a Venezia alla fine del 1566 (si veda ora l’edizione a cura di G. Auzzas e M. Pastore Stocchi, Padova, Accademia Galileiana, 1995): alla sezione di rime per Lucrezia Bendidio il Tasso accostò altri testi dei suoi esordi, dagli omaggi a Leonora d’Este a una serie di prove d’occasione. Nell’insieme i componimenti tassiani forniscono l’immagine di un esercizio lirico tradizionale, impegnato nella ripresa delle tematiche e delle immagini petrarchesche («la difesa della bella elocutio, dei leggiadri ornamenti poetici», ha scritto Caretti in T. Tasso, Rime eteree, Parma, Zara, 1990, LIII), anteriore al tentativo di rinnovamento, nel senso della gravitas, di uno stile più asciutto e severo che caratterizza l’esercizio della maturità. Poco dopo, intanto, l’Accademia degli Eterei si spegneva lentamente per la partenza del Gonzaga da Padova e per la diaspora dei componenti: rimaneva, significativo, il traguardo della pubblicazione dell’antologia poetica, come testimonianza per il Tasso e per gli altri sodali (tra essi, il Guarini) di una precisa stagione.
 
|
|
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
    |