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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Il Libro del Cortegiano > I personaggi della finzione dialogica

I personaggi della finzione dialogica

fotografia Il Cortegiano, rispetto ai dialoghi della tradizione classica e umanistica, presenta un numero di interlocutori insolitamente alto: si tratta di una spia che immediatamente segnala come alla costruzione del profilo del perfetto gentiluomo sia necessario il concorso di una molteplicità di voci, storie ed esperienze. Nessuno, da solo, può presumere di esaurire il compito che la brigata, raccolta intorno a Elisabetta Gonzaga, si è prefisso: la dialettica collaborazione di più ingegni viceversa, non sempre in accordo fra loro, costituisce il presupposto affinché l’obiettivo possa essere raggiunto.

I personaggi dell’opera sono reali, storici, e non fittizi: lo stratagemma serve a Castiglione per dimostrare che la materia dibattuta nel Cortegiano non pertiene alla speculazione astratta, ma ha radici e fondamenta concrete. L’effettiva attuabilità degli ideali proposti nel Libro è garantita dalla identità stessa dei locutori. In ciascuna delle quattro serate, in cui il testo è scandito, spicca un personaggio principale, intorno al quale altri emergono per sollecitare lo sviluppo della riflessione mediante domande o polemiche obiezioni. Nel primo libro la conversazione è guidata da Ludovico di Canossa, con l’ausilio di Cesare Gonzaga, Federico Fregoso, Gaspare Pallavicino e altri; nel secondo libro la funzione di Ludovico di Canossa è rilevata da Federico Fregoso, mentre la trattazione monografica sul tema delle facezie viene demandata a Bernardo Dovizi da Bibbiena.

Nel terzo libro il profilo della perfetta donna di palazzo è ottenuto mediante il brioso intrecciarsi del contributo dei vari locutori: la celebrazione della dignità femminile e delle sue specifiche virtù spetta a Giuliano de’ Medici e a Cesare Gonzaga, che rintuzzano e confutano le idee, di stampo contrario, difese dai misogini della compagnia, Gaspare Pallavicino, Ottaviano Fregoso e Niccolò Frisio. Il discorso politico, che occupa la prima parte del quarto libro, è affidato a Ottaviano Fregoso, attraverso un serrato contraddittorio con Gaspare Pallavicino, mentre l’esposizione della filosofia d’amore tocca a un monologo di Pietro Bembo.

 

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