Baldassare CastiglioneCastiglione
Home pagepercorso biograficopercorso testualeCreditienglish version
punto
bordo
Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Sotto il segno di Elisabetta > Virtù e fortuna

Virtù e fortuna

fotografia Nel Cortegiano, in maniera più diretta ed esplicita che nelle altre opere, Castiglione dichiara la ragione esclusiva del fascino di Elisabetta Gonzaga: la duchessa di Urbino, ai suoi occhi, è l’esempio della donna sfortunata che, anziché abbattersi sotto le disgrazie e i colpi della sorte avversa, da questi ricava lo stimolo per svelare le sue più nascoste virtù. “La fortuna, come ammiratrice di così rare virtù, ha voluto con molte avversità e stimoli di disgrazie scoprire, per fare testimonio che nel tenero petto di una donna, in compagnia di singolare bellezza, possono stare la prudenza e la fortezza di animo, e tutte quelle virtù che ancora nei severi uomini sono rarissime” (B. Castiglione, Il Cortigiano, a cura di A. Quondam, Milano 2002, I, 18).

Le percosse più dure della sorte sono quelle da cui l’ingegno e la virtù degli uomini, e delle donne, devono rimanere battuti o definitivamente esaltati: questo, sulla scorta dello stoicismo di Seneca, preme a Castiglione di dimostrare, ponendo in risalto il caso di Elisabetta, e ricavando dalla sua testimonianza un insegnamento universale. L’identica luce viene quindi impiegata, nel corso di tutta l’opera, al fine di collegare episodi e personaggi che Castiglione vuole disporre intorno all’identico assunto: da Ottaviano Fregoso alle donne di Marsiglia, da Camma a Isabella d’Aragona, da Isabella d’Altamura ai giovani innamorati. Questi e altri casi sono il sintomo di una attitudine concettuale tipica di Baldassarre, incline a riscontrare, fra le costanti della storia di ogni tempo, l’invidia della fortuna nei confronti della virtù, e dunque le insidie a cui la sorte ricorre ai danni del talento. Ma, come conferma la parabola di Elisabetta, la fortuna avversa, in ultima istanza, si rivela non una sciagura ma un vantaggio, poiché giova all’uomo ‘buono’ come stimolo, affinché egli non infiacchisca nella prosperità e impari, per mezzo della prudenza, a farsi valere a dispetto di essa.

on
off
off
off
off
off
off
off
off
off
              indietrostampaInternet Culturale
bordo
Percorso biografico - Percorso testuale - Percorso tematico
Home "Viaggi nel testo" - Dante Alighieri - Francesco Petrarca - Giovanni Boccaccio - Baldassarre Castiglione
Ludovico Ariosto - Torquato Tasso - Ugo Foscolo - Alessandro Manzoni - Giacomo Leopardi

Valid HTML 4.01 Strict        Valid HTML 4.01 Strict