Contro i misogini
Al tempo in cui Castiglione vive e scrive il Libro del Cortegiano, una lunga tradizione misogina osta a ogni tentativo di riconoscere la dignità della figura femminile, sancendone, positivamente, la funzione benefica nelle varie circostanze della vita di relazione. Così, per rendere conto di simili tensioni, Baldassarre mette in scena, nel terzo libro dell’opera, un intenso dibattito fra Giuliano de’ Medici e Gaspare Pallavicino, in cui si prendono in considerazione le argomentazioni filosofiche su cui poggia, convenzionalmente, la presunta dimostrazione dell’inferiorità costituzionale della donna. Si tratta, come viene smascherato da un intervento di Emilia Pio, di idee astratte e arcaiche, ormai incongruenti rispetto alla cultura rinascimentale.
Analogamente il misogino Niccolò Frisio attacca le donne menzionando il caso di Eva, protagonista della trasgressione originale: “La prima donna, errando, fece altrui errare contro Dio, e per eredità lasciò all’umana generazione la morte, gli affanni e i dolori e tutte le miserie e calamità che oggidì al mondo si sentono” (B. Castiglione, Il Cortigiano, a cura di A. Quondam, Milano 2002, I, 243). Ma la falsa prova viene liquidata da Giuliano de’ Medici, il quale ribatte che, se pure il male entrò nel mondo per colpa di una donna, ciò non vale a dimostrare l’imperfezione della natura femminile, dal momento che per merito di una donna (Maria) è giunto al mondo chi ha vinto il peccato, il male e la morte. Di qui si apre lo spazio per una severa denuncia contro l’ipocrisia che domina intorno a simili questioni: gli uomini infatti, come argomenta Cesare Gonzaga, ostentano severità verso le donne e rimproverano loro quei comportamenti, dal pettegolezzo all’adulterio, che ritengono leciti per se stessi.

