Nosce te ipsum: conosci te stesso
Tema specifico della prima parte del quarto libro del Cortegiano è l’analisi dei rapporti tra l’uomo di corte e il principe. La complessa formazione del perfetto gentiluomo, su cui insistono i primi due libri dell’opera, non è fine a se stessa: obbedisce piuttosto a un preciso progetto politico, affinché l’uomo di corte possa con le sue arti guadagnare la fiducia e la benevolenza del principe al punto di potersi permettere, in ogni circostanza, la franchezza di una comunicazione veridica.
Questo tassello argomentativo costituisce il punto più alto e caratterizzante della riflessione politica di Castiglione. Esso mira a definire i rapporti tra il cortigiano e il principe in termini dialogici e, in certo modo, paritetici: l’uomo di corte non deve semplicemente istruire ed educare colui che detiene il potere politico, m è chiamato a intervenire nella gestione di esso, mediante i propri consigli e le proprie osservazioni. Per quale motivo il principe abbia bisogno di un consigliere che sempre gli dica la verità, è spiegato da Castiglione in questi termini: il male peggiore che affligge i politici di ogni epoca è costituito da un intreccio di ignoranza e presunzione, che li induce all’arroganza e all’errore. Il principe, come viene icasticamente rilevato, sbaglia perché non sa: è esposto all’errore per “ignoranza non solamente delle cose estrinseche, ma di se stesso” (B. Castiglione, Il Cortigiano, a cura di A. Quondam, Milano 2002, I, 322).
Balza in primo piano, nel ritratto del principe ideale proposto da Castiglione, l’ammonimento classico, di matrice socratica: nosce te ipsum (= conosci te stesso). In questo modo, ogni sbaglio sul piano dell’etica o della politica è presentato come esito di una deficienza teoretica: dalla ignoranza di sé e del mondo che lo circonda, il principe sviluppa una malsana volontà di potenza in cui tende identificare l’esercizio politico. La ragione e la giustizia, allora, gli appaiono come un freno, come una diminuzione della sua signoria. Il principe ignorante si ritiene infallibile, e pensa che la politica non sia altro che forza. Come rimedio a tale degenerazione Castiglione propone la figura di un consigliere che, dialogando con il principe, lo ammonisca e gli restituisca esatta immagine di sé.

