Il testamento del 1523
Nell’agosto del 1523 viene siglata a Roma una alleanza tra il papa, l’imperatore Carlo V, il re d’Inghilterra e i veneziani contro il re di Francia, Francesco I. Il marchese di Mantova, Federico Gonzaga, in qualità di capitano generale dell’esercito pontificio, si prepara alla guerra e anche Castiglione viene allertato, in vista del conflitto imminente. Così Baldassarre, sul punto di partire a cavallo alla volta della Lombardia, il 16 settembre 1523 fa testamento nel suo palazzo di contrada Montenegro, dinnanzi al notaio Bartolomeo Recordati. Castiglione ha appena quarantacinque anni, ma il gesto obbedisce al suo carattere, serenamente previdente. Le sue ultime volontà sono dettate con grande chiarezza. Lascia alla madre la piena disponibilità dei propri beni e la tutela dei figli. Dispone che la propria sepoltura avvenga a fianco della moglie Ippolita, in una cappella laterale della Chiesa di S. Maria delle Grazie, presso Mantova, la cui costruzione e decorazione egli affida, espressamente, all’arte dell’amico architetto Giulio Romano. Demanda a Iacopo Sadoleto o a Pietro Bembo la composizione del suo epitaffio.
Tale testamento pare una prova del nobile carattere di Baldassarre, insieme generoso e scrupoloso. Di fronte al pensiero della morte, al centro dei suoi affetti e delle sue preoccupazioni si stagliano le due figure femminili che, in maniera assai diversa, hanno accompagnato e per certi versi ispirato la più intima maturazione: la moglie Ippolita Torelli e la madre Aloisia Gonzaga. La prima, morta prematuramente, ventenne, dopo quattro anni di matrimonio, viene ricordata nel testamento come donna “generosa” (cioè, di animo gentile e nobile) e “dilectissima” (amatissima); mentre alla madre, “honorandissima” (degna di ogni onore), viene affidata la cura di propri averi e soprattutto dei tre figli, Camillo, Anna e Ippolita. Per la salvezza della propria anima e la remissione dei propri peccati, infine, nelle ultime righe del testamento Castiglione dispone che i frati del convento annesso alla Chiesa di S. Maria delle Grazie celebrino ogni giorno una messa per i venticinque anni successivi alla sua morte.

