Baldassare CastiglioneCastiglione
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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Il Libro del Cortegiano > Il dedicatario

Il dedicatario

fotografia Per le pagine introduttive dell’opera Castiglione sperimenta differenti soluzioni in ciascuna redazione. Nel più antico abbozzo della prima stesura si legge un proemio generale indirizzato ad Alfonso Ariosto che contiene un ampio e smaccato elogio del re di Francia, Francesco I, come fosse l’ispiratore e il committente dell’opera, e un appello al medesimo perché susciti una nuova crociata. La revisione che produce la seconda redazione, conservando la dedica ad Alfonso Ariosto, espunge però la porzione encomiastica rivolta al sovrano francese, che, nel mutato contesto politico e diplomatico, ha perso la sua funzionalità.

Il ms. Laur. Ashb. 409, spedito da Madrid in tipografia, conferma l’intenzione originale, e ciascuno dei quattro libri in cui si articola il trattato presenta un proemio intestato all’amico Ariosto. Tuttavia, prima che la stampa sia licenziata dagli eredi di Aldo, all’opera viene preposta, in extremis, una lettera di dedica all’umanista portoghese Miguel da Silva. La duplicazione delle dediche attiva così una doppia economia referenziale: la prima, avanti il principio del testo, convoca un ecclesiastico umanista (da Silva) di livello internazionale, per consegnare a lui un discorso ausiliare sulle ragioni d’essere dell’opera; l’altra, nel nome di un diplomatico e letterato delle corti padane (morto il 29 giugno 1525), è articolata sui quattro proemi inseriti nel corpo del testo, a segnalarne le partizioni.

Rivolgendosi a Miguel da Silva, in particolare, Baldassarre punta a orientare la ricezione del testo e, giunto il momento del congedo, allestisce la cerimonia degli addii, con la quale si rimette al giudizio dei posteri: in quelle pagine, egli previene le probabili critiche dei lettori, le affronta direttamente e crede di neutralizzarle. Volgendosi indietro, la lunga distanza fra il momento in cui ha principiato la composizione e il presente gli consente di sottolineare la sua coerente continuità intellettuale e la permanenza d’affetti nella propria storia di uomo e di scrittore.

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