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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Il Libro del Cortegiano > Dal manoscritto alla stampa

Dal manoscritto alla stampa

fotografia Poiché Castiglione lavora da tempo alla scrittura del Cortegiano, e la notizia circola nelle varie corti italiane, l’opera è attesa e richiesta dai lettori ben prima che un’edizione sia finalmente disponibile. Dall’11 marzo 1525 Castiglione risiede stabilmente a Madrid come nunzio apostolico, e, nell’imminenza del Sacco di Roma, il presentimento della disfatta e la lontananza dalla patria inducono l’autore a rompere gli indugi e a risolversi per la pubblicazione. Dalla corrispondenza di questi anni emergono le tessere utili a capire sia i timori e le insicurezze dello scrittore, in trepidazione nel momento in cui deve staccarsi dall’impresa, sia la sua ferma volontà di ricorrere alle prestazioni di un editore prestigioso, forzandone l’ostinata riluttanza. In base a quanto dicono l’epistola di Baldassarre, da Valladolid, al fattore di famiglia Cristoforo Tirabosco (datata 9 aprile 1527) e un successivo biglietto di Giovan Battista Malatesta, per la gloriosa officina fondata da Aldo Manuzio la pubblicazione del Cortegiano non è l’esito di una decisione facile o immediata, e viene solo dopo che l’autore si è umiliato a domandare lettere di raccomandazione agli amici e ad assicurare il proprio contributo finanziario.

Il manoscritto spedito dalla Spagna, prima di andare in stampa, viene sottoposto alla revisione di Giovan Francesco Valier. A questi, infatti, è dato il compito di rendere la grafia dell’autore, a scapito delle sue caratteristiche preferenze per la parlata lombarda e cortigiana, conforme alle regole fonetiche e morfologiche stabilite da Pietro Bembo, nelle Prose della volgar lingua, sulla base della lingua degli autori toscani del Trecento. Castiglione, dalla Spagna, non tradisce alcun disappunto e, tacitamente, acconsente. Egli rimette ad altri l’esecuzione di questa parte della sua volontà, legittimando a occhi chiusi le correzioni che adeguano il suo testo agli usi convenzionali e ai bisogni del mercato librario (senza compromettere la tenuta dei suoi pronunciamenti in merito alla questione della lingua: riguardanti i problemi dello stile e non quelli della grammatica).

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