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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Le virtù del perfetto cortigiano > Le parole, i gesti, gli abiti

Le parole, i gesti, gli abiti

fotografia Il gentiluomo moderno, come viene definito e auspicato da Castiglione nel Cortegiano, non è soltanto un abile e coraggioso professionista della guerra, ma anche un raffinato diplomatico, a suo agio nella conversazione e nelle varie circostanze della vita di relazione. Ne consegue che, nel corso dell’opera, grande rilievo assume la proposta di una serie di indicazioni che giovino a favorirlo nei rapporti interpersonali.

Innanzi tutto, nel corso del primo libro, viene problematicamente analizzata la questione linguistica: come deve parlare e scrivere il perfetto uomo di corte? Ludovico di Canossa, portavoce dell’autore, sostiene la continuità tra linguaggio parlato e linguaggio scritto, pur nella consapevolezza che la scrittura implica una maggiore cura e attenzione. Quindi si lancia in un elogio della evolutività della lingua, che rende sconveniente l’utilizzo di parole arcaiche, ormai fuori uso, tollerando, invece, il ricorso a quei vocaboli stranieri ormai accettati dalla consuetudine. Il gentiluomo, poi, dovrà sempre avere di mira la precisione e la chiarezza: evitando sia lo stile rozzo e pedestre, sia lo stile troppo ricercato e lezioso che rende difficile la comunicazione.

La lingua è un dispositivo fondamentale nella vita sociale e civile: dal buon uso di essa dipende il successo del gentiluomo. La medesima impostazione, nel secondo libro del Cortegiano, viene adottata per trattare due problemi fra loro collegati: i gesti e gli abiti. Come si deve muovere il perfetto uomo di corte? Come si deve vestire? Castiglione, tramite il personaggio di Federico Fregoso, raccomanda la prudenza e la cautela. Il gentiluomo parli poco e dia una immagine stabile di sé, non esibisca la sua bravura ovunque e con chiunque, rinunci a ogni comportamento petulante o arrogante. A proposito del vestiario, Baldassarre rimarca che nessuno può impedire che gli altri ci giudichino in base al nostro modo di apparire: dunque l’uomo di corte curi che i suoi abiti non siano il risultato di scelte eccentriche e stravaganti, non ponderate, ma corrispondano alla propria identità interiore. Castiglione, in fatto di abbigliamento, non apprezza l’anarchia: sancisce l’importanza di non discostarsi troppo dalla moda, pur assecondando le libere inclinazioni personali.

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