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Percorso tematico   Home Page > Percorso tematico > Il rapporto coi modelli > La biblioteca del principe

 La biblioteca del principe

fotografia Nell’epistola a Enrico VII re d’Inghilterra, scritta nel 1508 all’indomani della morte del duca di Urbino Guidubaldo di Montefeltro, e dedicata alla commemorazione di quest’ultimo, una parte considerevole del testo è riservata a celebrare la strepitosa cultura dello scomparso e la sua speciale dedizione allo studio della lingua e della letteratura greca. Nella prospettiva di Castiglione la biblioteca di Guidubaldo, a partire dalla appassionata predilezione per gli autori classici, è come dovrebbe essere la biblioteca di ogni principe, il luogo deputato alla formazione e all’esercizio delle virtù spirituali e intellettuali.

La lettera al sovrano inglese riserva alla cultura umanistica di Guidubaldo un approfondimento monografico di cui nel Cortegiano rimane solo una stringatissima menzione: Guidubaldo è il principe “dottissimo nell’una e nell’altra lingua”, nel greco e nel latino, che con affabilità e piacevolezza dispensa, nelle varie occasioni della conversazione, “la cognizione d’infinite cose” (B. Castiglione, Il Cortigiano, a cura di A. Quondam, Milano 2002, I, 16). Preme a Castiglione di dimostrare, in entrambi i testi, l’utilità politica e civile della cultura: i libri e la biblioteca, dal suo punto di vista, sono le armi nuove del principe, che privilegia la strada della diplomazia a quella della guerra.

Guidubaldo rappresenta per Castiglione il modello del sovrano ideale: incline, oltre che all’esercizio delle armi, all’assidua lettura degli scrittori antichi. Dai propri libri egli ricava la forza dell’ingegno e gli ideali che devono con essa essere perseguiti. Guidubaldo è il principe umanista, e le sue letture sono quelle prescritte all’attenzione di ogni gentiluomo: Virgilio e Omero, Cicerone, gli storici (Livio e Tacito), Plinio, Plutarco e Luciano, Tolomeo e Strabone, e infine, su tutti, Senofonte. Al principe e al perfetto uomo di corte, dunque, convengono non tanto le favole dei poeti, che agitano ed eccitano la fantasia, quanto i libri di scienza e di filosofia morale, utili a chi è chiamato a occuparsi degli affari pubblici e del benessere della società civile.

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