Lettere e arti
Si riflette nel Libro del Cortegiano, dedicato alla definizione del perfetto gentiluomo di corte, la progressiva coscienza di sé, e del proprio ruolo, che Castiglione sviluppa nei primi due decenni del Cinquecento. Se le prime mansioni e i primi incarichi che egli svolge, per conto del marchese di Mantova Francesco Gonzaga, sono di tipo militare, tuttavia i suoi maggiori successi professionali avvengono in ambito diplomatico e non sui campo di battaglia: così tutti i contemporanei si riferiscono a lui come a un abilissimo uomo politico, mai come a un uomo d’armi. Baldassarre, cioè, sperimenta in prima persona che alla risoluzione dei conflitti, spesso, giovano più le trattative che le guerre. E dunque, nella sua opera letteraria, tenta di qualificare il gentiluomo in armi anche come un abile diplomatico.
Al buon diplomatico, per avere successo nelle discussioni, servono tatto ed eloquenza: due qualità che, come viene teorizzato da Castiglione prima nella lettera a Enrico VII e poi nel Cortegiano, si apprendono per mezzo di una educazione umanistica e letteraria. Al proposito Castiglione afferma: “il vero e principal ornamento dell’animo in ciascuno penso io che siano le lettere” (B. Castiglione, Il Cortigiano, a cura di A. Quondam, Milano 2002, I, 75). Si tratta di uno snodo fondamentale nel corso delle argomentazioni proposte nel primo libro del Cortegiano: al nobile in armi, che si ritiene degno soltanto della guerra, Baldassarre dimostra che, con l’avvento delle grandi monarchie europee, è tempo di assumere uno statuto professionale nuovo e diverso, fondato sulla acquisizione, accanto alla tecnica dei soldati, di una cultura umanistica, che poggia sull’arte della parola.
Il nuovo tirocinio che Castiglione propone comprende dunque lo studio della poesia, dell’arte, della musica e della danza. Ne consegue che dal gentiluomo si esige che abbandoni gli attributi propri dell’antico cavaliere (la fierezza, l’alterigia, la tracotanza), per lo meno temperandoli per mezzo delle nuove virtù individuate nel Libro: la grazia e la sprezzatura. Così si vuole indurre il perfetto uomo di corte ad affiancare l’esercizio della spada e quello della penna, la minaccia della guerra e lo strenuo esercizio della conversazione.

