Giovanni Pontano
I trattati politici e morali dell’umanista napoletano Giovanni Pontano costituiscono per Castiglione un punto di riferimento fondamentale: di qui egli ricava lo stimolo a indagare sui meccanismi che governano i rapporti tra le virtù interiori dell’individuo e la complessa realtà, politica e sociale, in cui ogni uomo è immerso. Non a caso, dunque, le opere di Pontano sono registrate negli inventari dei beni librari appartenuti a Baldassarre, dal momento che esse forniscono a Castiglione le coordinate essenziali impiegate, nella lettera a Enrico VII e poi nel Cortegiano, per definire il profilo del perfetto principe e del perfetto gentiluomo.
Il ritratto di Guidubaldo, messo a punto nell’epistola al sovrano inglese, costituisce l’effettiva realizzazione di quanto Pontano prescrive nel De magnanimitate, dove sono declinate le qualità proprie di un animo forte, nobile e generoso, incline alla benevolenza piuttosto che al risentimento. L’ammirazione per Guidubaldo nasce, in Castiglione e in tutti gli uomini della corte, dalla sua naturale e quasi congenita ‘maestà’ la quale, come Pontano spiega nel De principe, deriva da un perfetto controllo di sé che si traduce in clemenza, giustizia, costanza e liberalità. A tal fine il principe e i gentiluomini della sua famiglia si dovranno guardare dall’ambizione, dall’avidità, dalla gelosia e dalla sospettosa diffidenza
Già Pontano, nel trattato De fortuna, sottolinea il valore della prudenza, la quale, come Castiglione ribadisce nei propri scritti, costituisce per l’uomo pubblico l’unico strumento di difesa e tutela, specie nelle circostanze avverse. Dal De splendore di Pontano, poi, viene l’invito, che Baldassarre trasmette al principe e al cortigiano, a coltivare la difficile virtù che consiste nel perseguire l’eccellenza senza mai eccedere, senza affettazione, affinché l’uomo sappia rispettare e valorizzare, al contempo, la dignità propria e altrui. Nel De sermone di Pontano, infine, compaiono considerazioni sulla utilità dell’arguzia e della facezia, che vengono da Castiglione ampliate e approfondite nel secondo libro del Cortegiano: entrambi gli autori, infatti, condividono, oltre che un preciso modello antropologico, l’ideale di una conservazione libera e aperta, capace di alleviare gli aspetti più ingrati e severi della vita quotidiana.

