La metafora degli arcieri
Il Principe e il Libro del Cortegiano sono opere che, per statuto, perseguono il registro della esemplarità: l’uno e l’altro testo, cioè, mirano a definire coordinate di riferimento di valore assoluto, tali che, rispettivamente, al sovrano e al gentiluomo di corte forniscano una guida e un orientamento. Al principio del VI capitolo Machiavelli scrive: “Non si maravigli alcuno se [...] io addurrò grandissimi esempli. Perché [...] debbe uno uomo prudente entrare sempre per vie battute da uomini grandi, e quegli che sono stati eccellentissimi imitare, [...] e fare come gli arcieri prudenti, a’ quali parendo el luogo dove desegnano ferire troppo lontano, [...] pongono la mira assai più alta che il luogo destinato [...] per potere con lo aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro” (N. Machiavelli, Il principe, a cura di G. Inglese, Torino 1995, 32). L’opera si presenta dunque, programmaticamente, come una galleria di modelli che offrano al principe spunti e stratagemmi per definire la sua linea di condotta.
La medesima immagine viene impiegata da Castiglione nella lettera di dedica a Miguel da Silva, che introduce il Libro del Cortegiano. Il dialogo mira alla costruzione dell’immagine del “perfetto cortigiano”, per trasmettere ai gentiluomini una meta, un traguardo ideale a cui essi, con ogni sforzo e ogni fatica, possano “approssimarsi”. “E se con tutto questo non potranno conseguire quella perfezione, quale che ella si sia, che io mi sono sforzato di esprimere, colui che più si le avvicinerà sarà il più perfetto: come di molti arcieri che tirano a un bersaglio, quando niuno è che dia nella brocca, quello che più si le accosta senza dubbio è migliore degli altri” (B. Castiglione, Il Cortigiano, a cura di A. Quondam, Milano 2002, I, 9-10).
I due testi obbediscono al medesimo disegno: sono, dal punto di vista della struttura argomentativa, simili. Ma la differenza è radicale, o quasi, sul piano dei contenuti: perché la grandezza di Machiavelli è valutata esclusivamente col metro del successo politico, mentre la perfezione di cui parla Castiglione riguarda, in primo luogo, il conseguimento di una armonica corrispondenza tra qualità interiori e comportamenti estrinseci.

