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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Poesie > Il tramonto della luna

Il tramonto della luna

fotografia Canzone “libera” di quattro strofe di varia lunghezza, composta nella primavera del 1836 a Torre del Greco; con La ginestra, fu pubblicata solo postuma nell’edizione dei Canti curata nel 1845 da Antonio Ranieri (di sua mano sono nell’autografo gli ultimi sei versi, dettatigli da Leopardi).

Il paragone fra il tramonto della luna e la fine della giovinezza, col desolante corollario che se la prima tornerà a sorgere la seconda invece si perde per sempre, condannando l’uomo alla “vecchiezza”, “della terribil morte assai più dura” (v. 43), esprime la convinzione leopardiana della costituzionale, “biologica” impossibilità umana a provare felicità:

Troppo mite decreto

quel che sentenzia ogni animale a morte,

s’anco mezza la via

lor non si desse in pria

della terribil morte assai più dura.

D’intelletti imortali

degno trovato (= “invenzione”), estremo

di tutti i mali, ritrovàr gli eterni

la vecchiezza ... (vv. 39-47).

L’oggettività, per così dire, della riflessione è convalidata dall’assenza nel Canto dell’io del poeta: nell’iniziale descrizione del “notturno” lunare si sono infatti potuti ritrovare alcuni elementi della giovanile poetica “idillica”, ma è necessario sottolineare che questa non comportava la semplice descrizione della natura, ma ad essa accompagnava la riflessione leopardiana sul proprio io (come Leopardi scrisse nei Disegni letterari: “Idilli esprimenti situazioni, affezioni, avventure storiche del mio animo”). In questo estremo Canto invece non dell’esperienza personale del poeta si tratta, ma della condizione umana in generale: ciò che viene messo in scena è il destino comune dei mortali. L’idillio, nel Tramonto, si è per così dire dilatato, e Leopardi universalizza quelle che erano le “situazioni, affezioni, avventure storiche” del proprio animo, fino a comprendervi tutte quelle della “mortal natura” (v. 26): di ognuno di noi.

Si noterà, dal punto di vista della “tecnica” poetica, la prima frase, una similitudine che si estende per ben ventidue versi, travalicando la prima strofa per concludersi nella seconda.

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