Morte
Dal giovanile Appressamento della morte alle canzoni “rifiutate” all’Arimane, Leopardi non abbandonò mai l’idea della morte (né purtroppo, smise di desiderarla).
Il tema acquista grande intensità nei Canti, in particolare in riferimento alla morte di giovani donne (Il sogno, A Silvia, Le Ricordanze, le “sepolcrali”); e nelle Operette: Moda e Morte, Plotino e Porfirio, Tristano, e soprattutto Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie, nel cui straordinario Coro iniziale viene data voce proprio ai morti (“In te, morte, si posa / nostra ignuda natura; / lieta no, ma sicura / dall’antico dolor”).
Nello Zibaldone la riflessione sulla morte svela il “materialismo integrale” di Leopardi:
Il desiderio di morte, quando si teme di morire, muta in desiderio di vita [66] - “Gli antichi supponevano che i morti non avessero altri pensieri che de’ negozi di questa vita” [116] sia l’anima materiale o spirituale, la morte è dolce [281-3] la morte è una specie di torpore, è come addormentarsi, e se ne avrebbe un maggiore desiderio se non fosse per il timore della vita futura [290-2, 2466-7] “Solamente la giovanezza non ammette e non vede latra consolazione che della morte” [302] “Il veder morire una persona amata, è molto meno lacerante che il vederla deperire e trasformarsi nel corpo e nell’animo” [479-80] nella morte di una persona, anche indifferente, è struggente il pensare che non la rivedremo più [644-6] sul divieto del suicidio nel cristianesimo [814-8] dato che la natura è un circolo di produzione distruzione, “la morte serve alla vita” [1530-1] considerazione della morte presso gli antichi [2672-3, 2943-4, 4410] “si può dire che gli antichi vivendo non temevano il morire, e i moderni non vivendo, lo temono” [3029-31] contraddizione tra esistenza e morte [3813-5] piangere i morti prova che non crediamo all’immortalità dell’anima [4277-9] “chi ha il coraggio di ridere, è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire” [4391].

