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Satire: autobiografia e temi principali

Le Satire costituiscono una sorta di ‘autobiografia dialogica’ nella quale lo scrittore sottolinea la propria posizione nel mondo e afferma il proprio ‘punto di vista’ nei confronti della realtà storica che lo circonda. La Satira I, in 265 versi, risalente all’autunno del 1517, dedicata ad Alessandro Ariosto e a Ludovico di Bagno, illustra le ragioni personali che hanno impedito al poeta di seguire il cardinale Ippolito d’Este in Ungheria. La Satira II, in 271 versi, rivolta a Galasso Ariosto, è scritta tra il novembre e il dicembre del 1517 nell’imminenza di un viaggio a Roma di Ludovico. In questa satira viene dato ampio risalto al tema del cibo e del vino e viene sferrato un violento attacco contro il nepotismo ecclesiastico. La Satira III, in 313 versi, inviata al cugino Annibale Malaguzzi, viene composta quasi certamente nel maggio del 1518, dopo il passaggio dell’Ariosto al servizio del duca Alfonso I d’Este. Al centro della satira vi è la difesa della libertà personale del poeta contro la vita cortigiana. La scelta del servizio presso il duca d’Este consente al poeta di non lasciare Ferrara e di non allontanarsi dalla donna amata. La Satira IV, dedicata al cugino Sigismondo Malaguzzi, si articola in 232 versi. Prende avvio dal ricordo del primo anniversario dell’arrivo del poeta in Garfagnana e descrive lo stato d’animo cupo di Ludovico, costretto a vivere in una zona impervia e inaccessibile, lontano dalla donna amata. La Satira V, in 328 versi, scritta forse alla fine del 1519, è di nuovo dedicata ad Annibale Malaguzzi ed affronta il tema del ‘prender moglie’ sulla base della notizia dell’imminente matrimonio del cugino Annibale. La Satira VI, in 247 versi, scritta tra il 1524 e il 1525 e indirizzata a Pietro Bembo, contiene una richiesta di consigli per l’educazione del figlio Virginio. La Satira VII, in 181 versi, dedicata a Bonaventura Pistofilo, risalente all’inizio del 1524, affronta di nuovo il tema del ‘rifiuto’, stavolta legato al diniego opposto dal poeta al ruolo di ambasciatore del duca presso il nuovo papa Clemente VII.

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