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Percorso testuale   Home Page > Percorso testuale > Saggistica, critica militante e letteraria dell’esilio > Vestigi della storia del sonetto italiano

Vestigi della storia del sonetto italiano

fotografia I Vestigi della storia del sonetto italiano furono stampati nel gennaio del 1816 a Zurigo dagli stampatori Orell e Füssli in sole tre copie, accompagnate da dediche autografe dell’autore a tre donne. La dedica più estesa è rivolta a Quirina Mocenni Maggiotti, la donna che lo aveva sostenuto anche finanziariamente nei mesi dell’esilio, alla quale Foscolo intendeva rendere omaggio con il prezioso opuscolo. Le altre copie erano destinate a due donne che l’autore aveva incontrato nel corso del suo soggiorno svizzero: Susanna Füssli, la figlia del libraio zurighese Johann Heinrich Füssli, che aveva accolto amichevolmente Foscolo al suo arrivo nella città svizzera e Matilde Viscontini Dembowski, un’affascinante dama milanese, amata anche da Stendhal, che lo scrittore aveva conosciuto a Milano e incontrato durante i primi mesi dell’esilio.

L’opuscolo comprendeva un’antologia di ventisei sonetti di altrettanti scrittori per un totale di 364 versi (è esplicito un riferimento al numero di componimenti, 366, contenuti nel Canzoniere di Petrarca) che accompagnano le lettrici nel corso di tutto l’anno. Ogni sonetto era corredato da una nota introduttiva con indicazioni biografiche sugli autori, osservazioni linguistiche e lessicali, brevi annotazioni critiche che contengono anche rinvii ad opere dello stesso Foscolo e cenni autobiografici. Per la scelta dei testi e per il commento, lo scrittore si era servito del quarto volume dell’opera del Muratori Della perfetta poesia italiana (1706).

La raccolta si apre con un sonetto di Guittone d’Arezzo e comprende poi componimenti dei massimi poeti italiani, da Dante a Petrarca ai petrarchisti, a Tasso, i poeti barocchi e arcadi e si conclude con sonetti di Parini, Alfieri e dello stesso Foscolo. Per chiudere la raccolta il poeta aveva scelto il sonetto Un dì s’io non andò sempre fuggendo, l’unico riportato senza alcun commento: non a caso, a suggello del volume ideato nelle tragiche circostanze della lontananza dalla patria, l’autore inseriva un sonetto dedicato proprio al tema dell’esilio.

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