Alla luna
Idillio in endecasillabi sciolti composto a Recanati molto probabilmente nel 1819, fu pubblicato la prima volta nel “Nuovo Ricoglitore” di Milano del gennaio 1826 e nelle raccolta dei Versi (Bologna 1826) col titolo La ricordanza; il titolo definitivo si avrà nell’edizione di Firenze 1831.
Centro concettuale del Canto è la constatazione che i ricordi della fanciullezza sono piacevoli anche quando riguardino avvenimenti tristi:
O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l’anno, sovra questo colle
io venia pien d’angoscia a rimirarti:
... che travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza ... (vv. 1-3, 8-11)
Su questo tema, Leopardi riflette anche in varie pagine dello Zibaldone; ad esempio:
Siccome le impressioni, così le ricordanze della fanciullezza in qualunque età, sono più vive che quelle di qualunque altra età. E son piacevoli per la loro vivezza anche le ricordanze d’immagini e di cose che nella fanciullezza ci erano dolorose, o spaventose ec. E per la stessa ragione ci è piacevole nella vita anche la ricordanza dolorosa ... (Zib., 187-8, 25 ottobre 1821)
Rispetto a questa e ad altre riflessioni dello Zibaldone, e alla stessa prima parte del Canto, bisogna sottolineare che con i versi 13-4 (“nel tempo giovanil, quando ancor lungo / la speme e breve ha la memoria il corso”) Leopardi vuole confinare nella stagione della giovinezza la possibilità di trarre conforto dalle rimembranze del passato, con ciò limitando il valore di questa esperienza umana. È quindi da notare che questi due versi furono aggiunti da Leopardi solo negli ultimi anni della sua vita, dopo la pubblicazione dei Canti nel 1835: essi compaiono infatti esclusivamente nell’edizione postuma curata da Antonio Ranieri nel 1845.

