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Il sogno

fotografia Composto probabilmente tra fine 1820 e inizio ’21 a Recanati, Il sogno comparve la prima volta, anonimo, nel giornale bolognese “Il Caffè di Petronio” (13 agosto 1825), col titolo Il sogno. Elegia (inedita); poi nel “Nuovo Ricoglitore” di Milano del gennaio 1826 e nella raccolta di Bologna 1826 col sottotitolo Idillio (perso poi a partire dall’edizione di Firenze 1831).

Nel testo in endecasillabi sciolti, in cui Leopardi descrive il proprio incontro in sogno con una giovane fanciulla defunta, si riconoscono debiti nei confronti del Petrarca (in particolare del Trionfo della Morte e della canzone Quando il soave, mio fido conforto), e un’indubbia consonanza con l’abbozzo leopardiano Del fingere poetando un sogno, del dicembre 1820.

Più in generale, la figura della fanciulla morta precocemente attraversa l’intera produzione di Leopardi, arrivando agli splendidi versi di A Silvia e delle Ricordanze e al più tardo Canto Sopra un basso rilievo antico sepolcrale. In anni vicini alla composizione del Sogno, si ritrova ad esempio nei Ricordi d’infanzia e di adolescenza, dove Leopardi narra di Teresa Fattorini e della sua morte prematura, e narra anche di un’altra fanciulla, Teresa Brini, e di come in sogno le abbia baciato la mano (proprio come viene descritto nel Sogno ai vv. 79-86):

... sogno di quella notte e mio vero paradiso in parlar con lei ed esserne interrogato e ascoltato con viso ridente e poi domandarle io la mano a baciare ... e io baciarla senza ardire di toccarla con tale diletto ch’io solo allora in sogno per la primissima volta provai che cosa sia questa sorta di consolazioni con tal verità ...

Da notare, in questo Canto, la “confessione” attribuita alla fanciulla di non essere stata insensibile, durante la sua vita, all’amore del poeta:

... dimmi: d’amore

favilla alcuna, o di pietà, giammai

verso il misero amante il cor t’assalse

mentre vivesti? ...

... E quella: ti conforta,

o sventurato. Io di pietade avara

non ti fui mentre vissi, ed or non sono,

che fui misera anch’io. ... (vv. 61-4, 71-4)

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