All’Italia
La Canzone, che Leopardi compose nel settembre 1818 a Recanati, dopo la stesura del Discorso di un Italiano intorno alla poesia romantica e dopo l’incontro con Giordani, venne pubblicata nell’edizione di Roma 1818 (col titolo Sull’Italia) e poi nell’altra di Bologna 1824 con una dedica a Vincenzo Monti (soppressa nelle successive edizioni).
Precedenti della Canzone possono considerarsi un abbozzo intitolato Argomento di una Canzone sullo stato presente dell’Italia (1818), e passi del Discorso intorno alla poesia romantica. I temi fondamentali, espressi con uno stile ed una lingua “difficili” e lontani dalla tradizione petrarchesca, sono quelli civili e patriottici, e quello della diversità dell’uomo e del mondo tra la gloriosa antichità e la poco onorata modernità. In particolare quest’ultimo tema è esplicito nel paragone fra la morte dei giovani italiani durante la campagna napoleonica di Russia (morte priva di scopo perché affrontata non per la patria ma per “altra gente”):
A che pugna in quei campi
l’itala gioventude? O numi, o numi:
pugnan per altra terra itali acciari.
Oh misero colui che in guerra è spento,
non per li patrii lidi e per la pia
consorte e i figli cari,
ma da nemici altrui
per altra gente, e non può dir morendo:
alma terra natia,
la vita che mi desti ecco ti rendo. (vv. 51-60),
e la morte invece gloriosa e onorata dei caduti alle Termopili per la salvezza della Grecia, celebrata da Simone di Ceo:
Oh venturose e care e benedette
l’antiche età, che a morte
per la patria correan le genti a squadre;
e voi per sempre onorate e gloriose,
o tessaliche strette,
dove la Persia e il fato assai men forte
fu di poch’alme franche e generose!
...
Parea ch’a danza e non a morte andasse
ciascun de’ vostri, o a splendido convito:
ma v’attendea lo scuro Tartaro, e l’onda morta; (vv. 61-7, 94-6)
E notevole è l’apostrofe all’Italia, in cui Leopardi offre la propria vita per il riscatto della patria:
come cadesti o quando
da tanta purezza in così basso loco?
nessun pugna per te? non ti difende
nessun de’ tuoi? L’armi, qua l’armi: io solo
combatterò, procomberò sol io. (vv. 34-8)

