|
 |
Home Page >
Percorso testuale > La biblioteca > Manoscritti
Manoscritti
La tradizione manoscritta tassiana è vasta e complessa, segnata da numerose assenze, vuoti riconducibili sia all’accidentato percorso biografico del poeta, sia all’insoddisfazione proverbiale, all’insofferenza per una chiusura del testo che moltiplicava e disperdeva in rivoli le testimonianze delle opere. Esemplare il caso della Liberata, questione filologica tra le più complesse della nostra tradizione letteraria, nella quale il lungo lavorio di composizione ha scarso supporto di materiale autografo e nella quale gioca un ruolo di spartiacque il celebre codice Gonzaga, copiato da Scipione Gonzaga e identificato da Luigi Poma con il ms. Ferrara, Biblioteca Ariostea, II 474. Anche per le altre opere maggiori le testimonianze direttamente di mano tassiana sono parziali o del tutto assenti: così per l’Aminta e il Rinaldo, così per il Mondo creato (autografe solo alcune correzioni sulla copia dell’opera nel ms. Parma, Biblioteca Palatina, 42), mentre per la Gerusalemme Conquistata il ms. Napoli, Biblioteca Nazionale, Vind. Lat. 72 offre soltanto una sezione del poema. Una eccezione fortunata è l’autografo del Giudicio conservato nel ms. Varia 521 della Biblioteca Reale di Torino; diversi autografi trasmettono dialoghi, mentre mancano le pagine dei Discorsi giovanili e maturi e di molte delle prose minori. Imparziale e frastagliata, infine, disseminata in molte biblioteche, è la tradizione autografa delle lettere e delle rime, così da rendere le edizioni criticamente fondate dell’epistolario e del corpus lirico operazioni tanto difficili quanto essenziali (e si veda ora V. Martignone, Catalogo dei manoscritti delle Rime di Torquato Tasso, Bergamo, Centro Studi Tassiani, 2004).
 
|
|
 |
 |
 |
 |
 |
 |
 |
    |