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Il pensiero dominante

Canzone “libera” di quattordici strofe di varia lunghezza, fu composta forse nell’estate del 1832 a Firenze, e pubblicata la prima volta nell’edizione di Napoli 1835.

Fa parte, con Consalvo e i tre Canti successivi, del cosiddetto “ciclo di Aspasia”, i Canti dedicati all’amore per Fanny Targioni Tozzetti. E’ fra questi il canto più “positivo”, dove lo scavo nella propria soggettività (non più unito ad elementi “idillici”, come nei due Canti precedenti, La quiete dopo la tempesta e Il sabato del villaggio) e l’esaltazione del pensiero dell’amore (“Dolcissimo” e “possente”, v. 1), sortiscono l’effetto di spingere Leopardi al rifiuto dello squallido presente e alla rivendicazione della propria personalità, con accenti che preannunciano la Palinodia e La Ginestra (Il pensiero dominante è infatti il Canto che inaugura quella che Walter Binni ha definito la “nuova poetica leopardiana”):

Di questa età superba,

che di vote speranze si nutrica,

vaga di ciance, e di virtù nemica;

stolta, che l’utile chiede,ùe inutile la vita quindi più sempre divenir non vede;

maggior mi sento. ... (vv. 59-65)

Il pensiero dell’amore, per quanto riconosciuto “sogno e palese error” (v. 111), si dimostra insomma in grado di trasformare la percezione della vita da parte del poeta, e di “nobilitarlo” (si è parlato, giustamente, al proposito, di moderno stilnovismo). E tale “capacità” del sentimento amoroso sembra quasi lasciarlo sorpreso, incredulo.

Che mondo mai, che nova

immensità, che paradiso è quello

là dove spesso il tuo stupendo incanto

parmi innalzar! ... (vv. 100-3)

Una riflessione paragonabile a quella contenuta nel Pensiero dominante venne condotta da Leopardi nel Pensiero LXXXII, nel quale l’amore è considerato l’unico sentimento capace, nel mondo moderno, di provocare nell’uomo quella “grande esperienza di se” necessaria per vivere una vita consapevole e dignitosa, “rivelando lui a li medesimo, e determinando l’opinione sua introno a se stesso”.

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