Firenze
Leopardi soggiornò a Firenze dal giugno al novembre 1827; poi, passato l’inverno a Pisa, vi tornò nel giugno ’28 e vi si trattenne fino a novembre. Dopo “sedici mesi di notte orribile” a Recanati, torna a Firenze nel maggio 1830 e vi risiede fino al settembre ’33 (esclusi i mesi del soggiorno romano con Antonio Ranieri, dall’ottobre ’31 al marzo ’32).
Firenze (città che nelle lettere dichiara di non amare, ma nella quale soggiorna a lungo) fu la città in cui Leopardi ebbe le maggiori relazioni sociali, soprattutto nell’ambiente di Gian Pietro Vieusseux (con cui era in corrispondenza dal ’24) e della sua “Antologia”: oltre a Manzoni e a Stendhal conobbe il gruppo dei futuri “amici di Toscana” e Louis de Sinner, e inoltre frequentò i salotti di Carlotta Lenzoni e Charlotte Bonaparte. E nel giugno ’28 incontrò l’amico con cui dal settembre ’30 sarebbe divenuto inseparabile: l’esule napoletano Antonio Ranieri.
Ma soprattutto, Firenze è la città in cui incontrò Fanny Targioni Tozzetti, la donna per cui provò la più forte passione della sua vita, l’“Aspasia” cui dedicò i Canti che diedero inizio alla sua “nuova poetica” (Walter Binni): Consalvo, Il pensiero dominante, Amore e Morte, A se stesso e Aspasia (gli ultimi due probabilmente composti a Napoli).
L’attività creativa, a Firenze, fu ricchissima: oltre ai Canti dell’amore fiorentino, Leopardi compose nel ’32 le ultime due Operette, Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere e Dialogo di Tristano e di un amico (comprese nell’edizione Piatti, Firenze 1834), progettò (in sostanziale contrapposizione all’“Antologia”) il giornale “Lo Spettatore fiorentino”, per cui stese un importante Preambolo, e probabilmente iniziò a lavorare ai Pensieri.
E naturalmente, a Firenze nel 1831 presso Piatti, apparve la prima edizione dei suoi Canti, accompagnata dalla dedica Agli amici suoi di Toscana (e uno di questi, Giuseppe Montani, ne scrisse per l’“Antologia” un’eccellente recensione).

