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Puerili

fotografia Un’amplissima serie di testi, composti a Recanati tra il 1809 e il 1812 (e pubblicati postumi), testimonia dell’apprendistato poetico del Leopardi fanciullo, e della sua condizione insieme esaltante e triste di enfant prodige. Ciò che soprattutto emerge è la sperimentazione di diversi registri compositivi, basata su un ampio ventaglio di “modelli”, classici e italiani (in particolare settecenteschi), e la grande varietà tematica.

Si va così dalle cinque canzonette “idilliche” e “arcadiche” su La Campagna (1809) al sonetto “eroico” su La morte di Ettore (1809) e agli altri testi di ambientazione “classica”, come il complesso Catone in Affrica (1810) o Le Notti Puniche (1810); dai testi dedicati a episodi biblici, come il poemetto in sestine Il Balaamo (1810), o La morte di Abele (1810) e La morte di Saulle (1810), ad altri (come L’Ucello, del 1810) che si rifanno alle favole in versi settecentesche; fino ad alcune composizioni in latino (Carmina varia, del 1810), e a testi teatrali.

Due filoni dei “puerili” appaiono degni di nota, in quanto palestre di linguaggio e stile per futuri sviluppi. Il primo è quello delle traduzioni: sia dal francese sia, in particolare, dal latino: tra queste, soprattutto l’Arte poetica di Orazio travestita ed esposta in ottava rima (1811) e i trentanove Epigrammi, accompagnati da un interessante Discorso preliminare (1812). A queste traduzioni si lega poi il secondo impegnativo filone: quello dei testi umoristici. Molti e gradevoli sono i testi “comici”, ad esempio Contro la Minestra, del 1809, con l’invocazione alla Musa: “Non or d’Eroi tu devi, o degli Dei cantare, / ma solo la Minestra d’ingiurie caricare”, o i numerosi testi rivolti alla sorella (Alla Signora Contessa Paolina Leopardi, 1810: “Fuvvi un dì che si potea / dirvi quel che si volea, / si potea scherzare un poco / senza farvi andare in fuoco, / ...”).

La maggior parte dei “puerili” è stata edita criticamente da Maria Corti: “Entro dipinta gabbia”, Bompiani, Milano 1972.

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