COLONNA

All'università di Bologna Petrarca fece la conoscenza dei fratelli Giacomo, Agapito e Giordano Colonna, rampolli di una delle più potenti case gentilizie romane, con vaste ramificazioni all'interno della curia papale. Una volta tornato ad Avignone consolidò l'amicizia con il primo, che nel 1330 accompagnò a Lombez per il suo insediamento nella cattedra vescovile; fu certamente grazie al suo interessamento che Petrarca venne ammesso in qualità di cappellano al servizio di un altro fratello di lui, il cardinale Giovanni, per conto del quale nel 1333 compì un viaggio che lo portò a Parigi, Liegi, Aquisgrana, Colonia e Lione. Il legame con i Colonna consentì a Petrarca di raggiungere una serie di traguardi: il primo dei suoi canonicati, proprio a Lombez, nel 1335; il primo viaggio a Roma, dove conobbe il capo della casata Stefano il Vecchio, nel 1337; infine l'incoronazione poetica nella stessa Roma, nel 1341.
I rapporti furono cordiali soprattutto con Giacomo, che però morì prematuramente nel 1341; furono più difficili con Giovanni, fino alla rottura aperta consumata nel 1347 e sancita dall'egloga VIII del Bucolicum carmen. Compromessosi apertamente nello stesso anno con il tentativo rivoluzionario di Cola di Rienzo (nel corso del quale rimasero uccisi un altro figlio di Stefano, Stefano il Giovane, e il giovane figlio di lui Giovanni), Petrarca tentò in qualche modo di rifarsi una verginità con due lunghe e impegnate lettere consolatorie, a Giovanni (Epystole II 14) e a Stefano il Vecchio (Familiares VIII 1); ma ormai i suoi orizzonti andavano distaccandosi dall'ambiente avignonese, e del resto entrambi i Colonna superstiti morirono poco dopo.
Petrarca ricambiò le tante distinzioni ricevute dai protettori della sua giovinezza consacrando loro una parte consistente del suo epistolario: nel complesso risultano indirizzate ai Colonna ben trentacinque delle Familiares, sei delle Epystole, due delle Seniles e altre tre lettere. Particolare interesse ha il ruolo giocato dai Colonna all'interno del Canzoniere, dove, a parte i testi occasionali rivolti a singoli membri della famiglia (come il sonetto 58, che una postilla del codice degli abbozzi dice destinato ad Agapito), la clientela del cardinale viene metaforicamente accostata all'amore per Laura, sia in vita (266 12-14 "Un lauro verde, una gentil colomna, / quindeci l'una, et l'altro diciotto anni / portato ò in seno, et già mai non mi scinsi") sia in morte (269, 1-2 "Rotta è l'alta colonna e 'l verde lauro / che facean ombra al mio stanco pensero"), come per racchiudere il senso di tutta un'esistenza.

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